27 giugno 2021 – Ore 09:00
Il Tevere chiama Perugia
Nel corso dei secoli, il Tevere, terzo fiume italiano per lunghezza dopo il Po e l’Adige, assieme ai suoi affluenti, nel tratto del territorio perugino, ha rappresentato una delle risorse economiche e sociali più importanti per la città di Perugia, attraverso il suo ambiente vocato principalmente all’agricoltura (tabacco, grano, mais ecc) e alle tante lavorazioni che si svolgevano lungo le sue sponde. La risorsa acqua era necessaria per l’irrigazione dei campi, la lavorazione dei cereali (attraverso i Molini medievali), la lavorazione di ghiaia e sabbia, la macerazione di canapa e lino, il lavaggio dei panni, la raccolta della legna, la pesca, l’alimentazione delle centraline elettriche, ecc.
Ma l’acqua del Tevere era anche luogo di svago, di feste, con le sue spiaggette, i suoi lidi, luogo di bellezze naturali, paesaggi collinari, boschi, fauna acquatica, ecc.

Il “sentiero delle lavandaie” (la curta di Pretola), porta d’ingresso dell’ecomuseo
Una delle porte d’ingresso dell’Ecomuseo del Tevere è il “sentiero delle lavandaie” (la curta di Pretola). Tra tutte le vie di comunicazione che collegavano la città di Perugia al fiume Tevere, la cosiddetta “curta” di Pretola era la più breve e diretta. Questo sentiero, recuperato negli anni 2010-2011, con il lavoro volontario della comunità locale e con il contributo dell’Amministrazione Comunale di Perugia, è stato percorso per secoli fino al 1968. Quindi, si tratta di un tracciato pedonale molto antico, già citato in una decisione del Consiglio della città di Perugia del 1299 ( F.Ciatti).
Fino alla fine degli anni ’50, lungo il sentiero, che costeggia i fossi di Pretola e poi quello del Camposanto, si potevano incontrare gruppi di persone che si recavano in città per lavoro o per il mercato; era utilizzato anche per raggiungere le sponde del Tevere per i bagni estivi o da militari per esercitazioni lungo le sue sponde. Tra tutti gli utilizzatori, le lavandaie di Pretola costituivano il gruppo più numeroso e più assiduo.
Tra il 1840 e il 1960, un folto gruppo di donne garantiva biancheria pulita alle famiglie perugine ma anche alle istituzioni cittadine (Ospedale, Istituti scolastici, caserme dei Carabinieri…). Un’impresa faticosa di ritiro di panni sporchi, lavaggio nel fiume e riconsegna dei panni puliti.

La passeggiata patrimoniale
Con la sua prima passeggiata patrimoniale, l’Ecomuseo del Tevere vuole ripercorrere il Sentiero delle Lavandaie, che testimonia il forte legame della città di Perugia con il fiume Tevere, a cui veniva in passato riconosciuto un ruolo di risorsa socio-economica fondamentale, e proseguire lungo il suo corso nella piana, tra Pretola e Ponte Felcino, i “paesi sul Tevere”, dove il fiume ha fatto da guida per questa campagna.
La Passeggiata prenderà avvio dal cuore pulsante di Perugia e procederà per tappe che sono le soste, i punti di ritrovo e di smistamento delle Lavandaie. Il valore del percorso, recuperato dalla comunità eco museale, è allo stesso tempo storico, culturale, naturalistico e etnografico. Riporta alla luce una attività svolta in un contesto paesistico specifico, in alcuni tratti conservato, in altri mutato o non più riconoscibile. Con la Passeggiata si vuole ripercorrere questa attività “con gli occhi delle lavandaie”.
Da piazza IV novembre, i partecipanti saranno guidati alla comprensione di questo luogo, con l’antica Platea Magna occupata sin dal medioevo dalla Fontana Maggiore, vera e propria mostra d’acqua. Qui, nei pressi del Duomo, c’erano le botteghe che rifornivano la iuta con cui realizzare i sacchi per il trasporto della biancheria. Tappa fondamentale è il sottopasso di Porta Pesa, luogo di sosta e di ritrovo delle Lavandaie, che da qui si dividevano per raggiungere le famiglie nel centro storico. Fungeva anche da punto di raccolta per riscendere verso Pretola, e quindi il fiume, cariche di panni sporchi. Proseguendo, nella Fonte di Fontenuovo le Lavandaie si pulivano i piedi dopo aver percorso per oltre un’ora il sentiero a piedi nudi, si infilavano gli zoccoli per fare un ingresso dignitoso in città.
Si raggiunge quindi il tratto del Sentiero che abbandona la sede stradale e si insinua lungo il fosso del Camposanto, lasciando alle spalle il Cimitero monumentale di Perugia e la chiesa di San Bevignate. Si incontrano fossi, sorgenti, campi coltivati a canapa fino a raggiungere Pretola, dove abitava la maggior parte delle lavandaie (il “vicolo”). La Torre di Pretola era una delle torri di controllo costruite lungo il Tevere per proteggere i mulini. Pretola, sede del Centro di documentazione dell’Ecomuseo del Tevere, rappresenta una tappa importante per introdurre le altre fondamentali attività che si svolgevano lungo il Tevere. Da qui, infatti, parte il Sentiero dei Raccoglitori di Legna con ben 9 postazioni per gli uncinatori (come il “posto di Gigio”). Le piene del Tevere, inoltre, formavano “La Renaccia”, creando delle spiagge sfruttate dai renaioli per reperire sabbia e ghiaia. Il passaggio alla meccanizzazione di questa attività estrattiva è documentato da un reperto di archeologia industriale collocato sulla sponda del fiume e dismesso negli anni 70 del XX secolo.
Un ponte / passerella ci conduce all’altra sponda del Tevere. Ancora una volta la toponomastica di questi luoghi tra Ponte Valleceppi e Ponte Felcino è spia delle attività che si svolgevano sfruttando le acque del fiume, dei torrenti, dei fossi. Un paesaggio agrario punteggiato da case coloniche, insediamenti francescani, campi coltivati a grano, un tempo a tabacco, sopravvissuti all’espansione industriale, ci accompagna per raggiungere l’ecosistema del Bosco Didattico di Ponte Felcino, tappa conclusiva del nostro percorso lungo il “biondo Tevere”.
Prenotazione OBBLIGATORIA
Costo di partecipazione: 5,00 €
Responsabile referente
Nome: Myriam Minconetti
Mail: guidamyriamminconetti@gmail.com
Tel. 328 4539809